I confronti-colloqui in azienda e con l’azienda

Recruiter e candidato, Azienda e candidato potenziale

Il colloquio, il confronto diretto col candidato rappresenta un importante momento per capire, interpretare e conoscere la persona sull’intero spettro del valore e delle sue caratteristiche professionali ed individuali e motivazionali

Individuandone le individualità, le attese, rispetto al possibile matching con l’azienda target.

Questi i seguenti passaggi fondamentali ed i quesiti per il Candidato

  1. Sai presentarti, come persona preparata allo scopo, al tuo interlocutore? Puntando all’oggettività, alla sostanza, evitando la genericità nelle tue affermazioni
  2. Sei tanto o poco allineato a quella posizione (ruolo, settorialità, tipo d’azienda)?
  3. Sai tenere, durante il dialogo, un approccio equilibrato, concreto, credibile?
  4. Sei realista nelle tue autovalutazioni, ti senti sicuro nel comunicare il tuo profilo, le relative abilità, il reale valore “conquistato” nelle precedenti esperienze e relativi contesti organizzativi? Senza vanagloria, meglio con umiltà ed equilibrio?
  5. Sai dare una mirata sintesi dei risultati raggiunti (attenzione, solo quelli conseguiti direttamente, personalmente), meglio se accompagnati da numeri e riferimenti organizzativi, con te al centro?
  6. Sai evidenziare le tue capacità e modalità nell’operare in un’organizzazione, in un team, evidenziando la trasversalità e l’equilibrio dei tuoi approcci?. Sarebbe importante riuscire a tracciare alcuni esempi “situazionali”.

Le modalità relazionali, la comprensione “professionale” è quella di chi ha difronte la persona giusta, che vuol capire, se sei il candidato ideale,. Sono quesiti intercalati da importanti suggerimenti anche comportamentali:

  1. Sai essere chiaro sul tuo reale interesse verso l’azienda, verso quella posizione?
  2. Quali sono le tue capacità di lavorare o come specialista o in team, in termini relazionali, di trasversalità, di equilibrio?

Ricordiamo che il profilo ricercato è una base parziale di ciò che dovrebbe essere e di ciò che cerca l’azienda (ti sei documentato nello specifico, dell’azienda, delle sue attività, del suo brand; come e quanto li conosci?).

  1. Sei pronto nel voler evidenziare, comunicare e trasmettere in chiaro le attività e le esperienzialità maturate, i risultati “organizzativi” raggiunti ? Tra questi la risoluzione di problemi organizzativi specifici del tuo servizio, area, team, conquista di situazioni migliorative in tempi rapidi, i risultati di fatturato, di riduzione costi, di ampliamento di mercato, di marginalità.

Va giustamente evidenziato l’orgoglio per i risultati raggiunti (magari rispetto al “tuo” progetto preferito), nel ruolo di attore capace di trasmettere al tuo team il coraggio, l’entusiasmo, l’energia positiva, la propria integrità personale.

  1. Quanto e bene sai trasmettere all’interlocutore che ruolo, attività, brand aziendale s’avvicinano alle tue vere attese? Sapresti evidenziare anche i contenuti, le attività, che potrebbero interessare i potenziali (in un domani) tuoi colleghi o responsabili?.
  2. Sai trasmettere i livelli di entusiasmo, energia positiva, coraggio nelle affermazioni e nelle decisioni, che esprimi?. Narrando una o più tue azioni diretto – partecipative basate su capacità organizzative, gestione del tempo e delle priorità progettuali.

Tutto ciò rappresenterebbe, inoltre, un messaggio teso a rafforzare il tuo valore per la “loro” organizzazione. Chi ti è difronte vuole capire l’attendibilità ed i significati che accompagnano le tue risposte: solo così puoi apparire una persona corretta ed onesta, con idee chiare ed equilibrio.

  1. Nota: l’interlocutore vuole inoltre valutare i tuoi punti di debolezza, per quella specifica posizione. In ragione al set delle tue abilità, al tuo stile di lavoro e comportamentale. Se hai dei punti di debolezza spiega cosa stai facendo per risolverli. E ciò a verifica delle tue potenziali capacità in termini di rendimento, che potrebbero pregiudicare le performance attese.
  2. Altra nota: l’intervistatore cerca di valutare lo “spessore” dei tuoi punti di forza, l’allineamento a ciò che potrebbe servire all’azienda, il livello della tua “produttività potenziale”. Fai attenzione a non esagerare sui tuoi punti forza (potrebbero essere over al set di abilità richieste o allo stile di lavoro).

Inoltre vuole valutare la tua personalità (sicurezza nella tua autopercezione, allineamento del tuo stile di lavoro per quel posto). Non eccedere nella timidezza, o nella vanagloria. Le persone devono saper lavorare in squadra, anche sotto pressione, con equilibrio, in modo dedicato.

Punta ad avere e ben presentare il quadro delle “tue” motivazioni lavorative-professionali (un ruolo più ampio, una carriera in cui hai saputo e potresti eccellere).

  1. Perchè quel tuo interesse a “quella” posizione? Quali sono le tue “sane” ambizioni, gli sviluppi professionali centrati sulle tue abilità, le tue ulteriori aspirazioni, oltre a quelle che spingono per lasciare l’azienda (sono vere e quanto)? Oppure stai cercando diverse altre alternative, in parallelo e punti “solo” a migliorarti economicamente?.

Sugli aspetti motivazionali all’eventuale abbandono non bisogna sottacere le diverse criticità tra cui l’eventuale dissonanza col tuo responsabile. Attenzione alle risposte “deboli”. Attenzione a non parlare male delle altre aziende.

  1. Occorre essere sinceri e farsi conoscere anche per l’integrità personale, per la flessibilità e per l’apertura al confronto, al nuovo, per la non conflittualità, per l’autenticità e l’adattabilità di cui ha sempre bisogno un’azienda. Anche in ordine alle “tue” eventuali negatività.
  2. Rispetto alle problematiche relazionali vogliono conoscere con quale equilibrio affronteresti eventi negativi o particolarmente delicati: per capire il tuo vero e reale allineamento nel lavorare con gli altri, quanto sei aperto nel raccontare ed ammettere i tuoi errori, evidenziando le lezioni che hai tratto. Tutto ciò con una tua autovalutazione, sottolineando i contenuti “in modo pesato”, da “persona modesta”, nella migliore sinteticità.
  3. Ed i perché del tuo successo?: frutto di una “sana” ambizione ed impegno, oppure perchè miri alla posizione di un “numero uno”? Sarebbe più proficuo ancorarli alle esigenze (di successo) potenziali della tua futura azienda.
  4. Hai affrontato situazioni difficili ottenendone un positivo capovolgimento? Come, con quale intraprendenza, creatività, risoluzioni, ma senza troppo vantarsene? E’ importante riuscire a trasmettere lucidità, essere professionali quando si è sotto pressione. Magari riuscendo ad articolare qualche esempio pratico.
  5. Ci sono stati disaccordi con le politiche aziendali, in precedenza? Ok per stare alle regole aziendali, ma occorre essere capaci, anche, di proporre, con decisone, modifiche per mantenere i vantaggi competitivi dell’azienda (meglio trasmettendone contenuti e vantaggi conseguiti).
  6. Qual è il gap tra le skills richieste dalla Job e le skills mancanti? Come pensi di colmarle? Quali le conoscenze su cui investire, come recuperare? Con quale modalità (oltre alla formazione)?

Teniamo sempre presente che sono tutte domande, indagini mirate, per cercare di abbattere il rischio di una scelta inidonea, per contenere i costi della non-qualità di un inserimento.

Le modalità relazionali, la comprensione “professionale” è quella di chi ha difronte la persona giusta, che vuol capire, se sei il candidato ideale,. Sono quesiti intercalati da importanti suggerimenti anche comportamentali:

  1. Sai essere chiaro sul tuo reale interesse verso l’azienda, verso quella posizione?
  2. Quali sono le tue capacità di lavorare o come specialista o in team, in termini relazionali, di trasversalità, di equilibrio?

Ricordiamo che il profilo ricercato è una base parziale di ciò che dovrebbe essere e di ciò che cerca l’azienda (ti sei documentato nello specifico, dell’azienda, delle sue attività, del suo brand; come e quanto li conosci?).

  1. Sei pronto nel voler evidenziare, comunicare e trasmettere in chiaro le attività e le esperienzialità maturate, i risultati “organizzativi” raggiunti ? Tra questi la risoluzione di problemi organizzativi specifici del tuo servizio, area, team, conquista di situazioni migliorative in tempi rapidi, i risultati di fatturato, di riduzione costi, di ampliamento di mercato, di marginalità.

Va giustamente evidenziato l’orgoglio per i risultati raggiunti (magari rispetto al “tuo” progetto preferito), nel ruolo di attore capace di trasmettere al tuo team il coraggio, l’entusiasmo, l’energia positiva, la propria integrità personale.

  1. Quanto e bene sai trasmettere all’interlocutore che ruolo, attività, brand aziendale s’avvicinano alle tue vere attese? Sapresti evidenziare anche i contenuti, le attività, che potrebbero interessare i potenziali (in un domani) tuoi colleghi o responsabili?.
  2. Sai trasmettere i livelli di entusiasmo, energia positiva, coraggio nelle affermazioni e nelle decisioni, che esprimi?. Narrando una o più tue azioni diretto – partecipative basate su capacità organizzative, gestione del tempo e delle priorità progettuali.

Tutto ciò rappresenterebbe, inoltre, un messaggio teso a rafforzare il tuo valore per la “loro” organizzazione. Chi ti è difronte vuole capire l’attendibilità ed i significati che accompagnano le tue risposte: solo così puoi apparire una persona corretta ed onesta, con idee chiare ed equilibrio.

  1. Nota: l’interlocutore vuole inoltre valutare i tuoi punti di debolezza, per quella specifica posizione. In ragione al set delle tue abilità, al tuo stile di lavoro e comportamentale. Se hai dei punti di debolezza spiega cosa stai facendo per risolverli. E ciò a verifica delle tue potenziali capacità in termini di rendimento, che potrebbero pregiudicare le performance attese.
  2. Altra nota: l’intervistatore cerca di valutare lo “spessore” dei tuoi punti di forza, l’allineamento a ciò che potrebbe servire all’azienda, il livello della tua “produttività potenziale”. Fai attenzione a non esagerare sui tuoi punti forza (potrebbero essere over al set di abilità richieste o allo stile di lavoro).

Inoltre vuole valutare la tua personalità (sicurezza nella tua autopercezione, allineamento del tuo stile di lavoro per quel posto). Non eccedere nella timidezza, o nella vanagloria. Le persone devono saper lavorare in squadra, anche sotto pressione, con equilibrio, in modo dedicato.

Punta ad avere e ben presentare il quadro delle “tue” motivazioni lavorative-professionali (un ruolo più ampio, una carriera in cui hai saputo e potresti eccellere).

  1. Perchè quel tuo interesse a “quella” posizione? Quali sono le tue “sane” ambizioni, gli sviluppi professionali centrati sulle tue abilità, le tue ulteriori aspirazioni, oltre a quelle che spingono per lasciare l’azienda (sono vere e quanto)? Oppure stai cercando diverse altre alternative, in parallelo e punti “solo” a migliorarti economicamente?.

Sugli aspetti motivazionali all’eventuale abbandono non bisogna sottacere le diverse criticità tra cui l’eventuale dissonanza col tuo responsabile. Attenzione alle risposte “deboli”. Attenzione a non parlare male delle altre aziende.

  1. Occorre essere sinceri e farsi conoscere anche per l’integrità personale, per la flessibilità e per l’apertura al confronto, al nuovo, per la non conflittualità, per l’autenticità e l’adattabilità di cui ha sempre bisogno un’azienda. Anche in ordine alle “tue” eventuali negatività.
  2. Rispetto alle problematiche relazionali vogliono conoscere con quale equilibrio affronteresti eventi negativi o particolarmente delicati: per capire il tuo vero e reale allineamento nel lavorare con gli altri, quanto sei aperto nel raccontare ed ammettere i tuoi errori, evidenziando le lezioni che hai tratto. Tutto ciò con una tua autovalutazione, sottolineando i contenuti “in modo pesato”, da “persona modesta”, nella migliore sinteticità.
  3. Ed i perché del tuo successo?: frutto di una “sana” ambizione ed impegno, oppure perchè miri alla posizione di un “numero uno”? Sarebbe più proficuo ancorarli alle esigenze (di successo) potenziali della tua futura azienda.
  4. Hai affrontato situazioni difficili ottenendone un positivo capovolgimento? Come, con quale intraprendenza, creatività, risoluzioni, ma senza troppo vantarsene? E’ importante riuscire a trasmettere lucidità, essere professionali quando si è sotto pressione. Magari riuscendo ad articolare qualche esempio pratico.
  5. Ci sono stati disaccordi con le politiche aziendali, in precedenza? Ok per stare alle regole aziendali, ma occorre essere capaci, anche, di proporre, con decisone, modifiche per mantenere i vantaggi competitivi dell’azienda (meglio trasmettendone contenuti e vantaggi conseguiti).
  6. Qual è il gap tra le skills richieste dalla Job e le skills mancanti? Come pensi di colmarle? Quali le conoscenze su cui investire, come recuperare? Con quale modalità (oltre alla formazione)?

Teniamo sempre presente che sono tutte domande, indagini mirate, per cercare di abbattere il rischio di una scelta inidonea, per contenere i costi della non-qualità di un inserimento.