Idrogeno verde: perché sta diventando uno dei pilastri della transizione energetica
L’idrogeno verde sta rapidamente emergendo come una delle soluzioni più promettenti per ridurre le emissioni e accelerare la transizione verso un modello energetico sostenibile. Non è una tecnologia nuova, ma oggi rappresenta una risposta concreta alle esigenze ambientali e industriali. Grazie alle innovazioni degli ultimi anni, l’idrogeno come fonte energetica è tornato al centro del dibattito globale, assumendo un ruolo sempre più rilevante nelle strategie di decarbonizzazione.
Perché l’idrogeno verde è al centro dell’attenzione mondiale
Il recente impegno di alcune tra le più grandi aziende del settore energetico – tra cui anche realtà italiane – ha acceso nuovamente i riflettori sulla produzione di idrogeno verde. L’obiettivo è chiaro: aumentare drasticamente la capacità produttiva e ridurre i costi, portando l’idrogeno rinnovabile a essere competitivo rispetto alle fonti tradizionali.
Progetti internazionali come la Green Hydrogen Catapult hanno l’ambizione di costruire decine di gigawatt di nuova capacità entro pochi anni. A guidare questo movimento non è solo l’urgenza climatica, ma la consapevolezza che l’idrogeno possa diventare una risorsa strategica per mobilità, industria e stabilità della rete elettrica.
Per molto tempo, l’idrogeno è stato percepito come la soluzione che avrebbe rivoluzionato i trasporti. Le previsioni parlavano di milioni di automobili a idrogeno entro il 2020. La realtà si è rivelata più complessa. Costi elevati e infrastrutture insufficienti hanno rallentato l’adozione di massa, soprattutto nei veicoli leggeri.
Oggi, però, il contesto è diverso. L’idrogeno trova applicazioni concrete in aree dove le alternative elettriche sono meno efficienti:
- mezzi pesanti per il trasporto a lunga distanza
- navi, treni e – in prospettiva – aviazione
- processi industriali energivori
- produzione di acciaio e fertilizzanti
- riscaldamento e sistemi ibridi
L’idrogeno verde non è quindi un sostituto universale, ma una risorsa complementare, capace di coprire i segmenti dove servono elevate potenze e continuità.
Il ruolo chiave della IEA e la distinzione tra idrogeno grigio, blu e verde
Il rilancio dell’idrogeno nasce in gran parte da un report della International Energy Agency, pubblicato nel 2019. È stato un documento importante perché, per la prima volta, ha mostrato chiaramente che la tecnologia per un’economia dell’idrogeno è matura e può diventare sostenibile su larga scala.
La IEA distingue tre tipologie di idrogeno.
Quello grigio, il più usato oggi, si ottiene dai combustibili fossili e comporta molte emissioni. L’idrogeno blu segue lo stesso processo, ma cattura la CO₂ prodotta, riducendo l’impatto ambientale. Infine, l’idrogeno verde viene ricavato dall’acqua utilizzando energia rinnovabile: è la forma più pulita e quella su cui si stanno concentrando investimenti e strategie industriali.
La conclusione della IEA è stata un punto di svolta: le condizioni tecnologiche ed economiche stanno finalmente rendendo possibile lo sviluppo del verde. Da qui il nuovo interesse globale.
L’Unione Europea punta sull’idrogeno verde per la decarbonizzazione
L’Europa ha scelto l’idrogeno verde come uno dei pilastri del proprio percorso verso la neutralità climatica. Con l’European Green Deal, la Commissione ha indicato che per raggiungere gli obiettivi al 2030 e al 2050 non bastano più solo rinnovabili ed elettrificazione: serve anche un vettore energetico flessibile, stoccabile e capace di alimentare settori difficili da decarbonizzare.
Per questo Bruxelles ha avviato investimenti in elettrolizzatori, reti dedicate e distretti industriali basati sull’idrogeno rinnovabile. Anche l’Italia sta muovendo i primi passi, candidandosi come nodo strategico nel Mediterraneo.
L’idea è semplice: se vogliamo un sistema energetico più pulito e stabile, l’idrogeno verde dovrà essere parte della soluzione.
Come si produce l’idrogeno verde e perché sta diventando conveniente
L’idrogeno verde si ricava tramite elettrolisi, un processo che separa idrogeno e ossigeno dall’acqua usando energia elettrica. Finché l’elettricità rinnovabile era costosa, questa tecnologia risultava poco competitiva. Oggi la situazione è cambiata.
Fattori che stanno riducendo i costi:
- produzione solare ed eolica sempre più economica
- elettrolizzatori più efficienti e prodotti su larga scala
- forte sostegno pubblico e incentivi internazionali
- investimenti privati crescenti
Secondo le previsioni della Commissione Europea, entro il 2030 il costo dell’idrogeno verde potrebbe scendere sotto quello dell’idrogeno grigio.
Idrogeno e sistemi energetici del futuro: il vantaggio dello stoccaggio
Sole e vento sono fondamentali per la transizione energetica, ma non garantiscono continuità. L’idrogeno, invece, è facilmente stoccabile e trasportabile. È uno dei pochi vettori energetici che permette di accumulare grandi quantità di energia rinnovabile quando è abbondante e utilizzarla quando serve.
Questa caratteristica rende l’idrogeno verde un possibile “cuscinetto” nei sistemi elettrici ad alta penetrazione rinnovabile, contribuendo a:
- stabilizzare la rete
- ridurre il ricorso alle centrali fossili
- aumentare la sicurezza energetica
- equilibrare domanda e offerta
Secondo l’Hydrogen Council, entro il 2050 l’idrogeno potrebbe coprire fino al 18% dei consumi energetici globali.
Conclusioni: l’idrogeno verde non è più un’idea futuristica
L’idrogeno verde rappresenta oggi una delle soluzioni più credibili per supportare la decarbonizzazione globale. Non è una tecnologia che sostituirà tutte le altre, ma un tassello decisivo nei settori dove elettrico e rinnovabili non bastano.
La differenza rispetto al passato sta nel contesto:
costi in calo, innovazioni mature, investimenti massicci, politiche favorevoli e una nuova consapevolezza ambientale.
Per questo, dopo decenni di attesa, l’idrogeno non è più una promessa: è una realtà in costruzione.
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