Reagire, senza aspettare che la situazione sia esplicitata e palese, è sicuramente la strategia vincente, per uscire tali da una situazione di crisi aziendale.
Cosa fare?
Il primo passo è quello di proporsi, o ri-proporsi, al mondo del lavoro.
Al fine di farlo nella maniera più appropriata è necessario “riflettere” e analizzare determinate situazioni:
- quali competenze/ esperienze possono fare da ponte verso altri lidi?
- in quali (altre) funzioni potrebbe esserci spazio?
- con chi ne parlo? ( col mio H. R. di riferimento, col mio capo, con altri manager)
- cosa dice il mio CCNL?
- quali sacrifici e rischi sono disposto a fare o correre?
- a quale mobilità geografica sono disposto?
- sono disposto a passi indietro come posizione organizzativa, o ad una attività iniziale più operativa per ricominciare in un’altra area professionale?
- sono in grado di coniugare la “difesa” del ruolo, l’evidenza delle mie attese (settori) con altre possibilità, opportunità potenziali?
- so trasmettere, far comprendere le mie caratteristiche professionali, i ruoli di riferimento coniugabili alle mie competenze hard, soft?
- sono disposto ai rischi accettando progetti/attività nuovi per l’azienda ?
La mossa successiva è sicuramente agire.
- Pianificare una serie di contatti utili per mantenere-sviluppare interesse attorno al proprio profilo (personal branding)
- Lavorare sull’arricchimento continuo delle proprie competenze, oltre che sulle capacità richieste dal mercato di oggi. Sapendole riportare su un adeguato CV, presentandoci miratamente, attirando l’attenzione sul proprio profilo, ecc.
- Aggiornarsi: approfondire un’altra lingua, imparare un nuovo applicativo SW, riprendendo in mano qualche importante testo (auto-formazione);
- Partecipare a meeting e convegni tecnici, aderendo ad associazioni di professionisti;
- Aprirsi al social networking, al mondo dei propri conoscenti, proponendoci in altri settori o in altre aree geografiche.
Il consiglio è dunque quello di essere proattivi e non farsi cogliere impreparati.
Il rapporto tra azienda e collaboratore è un rapporto di partnership: scade quando una delle due parti non ritiene più equo lo scambio a suo tempo concordato.
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